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“ L’uomo per sua natura vive e si relaziona con l’ambiente circostante, in un rapporto interattivo di influenza reciproca.

L’essere umano possiede un’innata esigenza di definire una propria territorialità e, nel corso della sua evoluzione, si è impegnato ad abitare, occupare, difendere/’offendere’ l’ambiente.
Prendendo atto che l’antropizzazione del territorio sia un processo inarrestabile ed imprescindibile, (e in base a come l’uomo lo trasformi, può soccombere o sopravvivere), è indispensabile porre l’accento sul fatto che prendendosi cura del territorio, l’essere umano preserverebbe anche se stesso.
L’uomo è ora in condizione di creare quasi la totalità del mondo in cui vive: ciò che gli etologi chiamano biotipo. Creando questo mondo, egli determinerà che genere di organismo sarà1 .

La situazione pandemica estrema che abbiamo vissuto ci ha portato a riflettere sul rapporto degli individui con lo spazio, con il tempo e con i loro simili.

Le distanze imposte dallo stato di emergenza hanno rafforzato alcuni aspetti della nostra umanità, invitandoci a ridefinire i principii della prossemica, per come porsi nello spazio e come organizzarlo su qualsiasi scala.
La reclusione domestica ha allenato l’occhio critico dell’individuo nei confronti dei propri oggetti e spazi, vissuti e interiorizzati diversamente da ognuno di noi, a ridefinire le priorità di vita dell’uomo e dei luoghi dell’abitare.

Ne consegue una selezione di tutto ciò che è superfluo, salvaguardando la poliedricità della ricchezza e delle esigenze umane: è possibile, o necessaria, una ridefinizione di ciò che è veramente essenziale? ”


1. Edward T.Hall, La dimensione nascosta, che cos’è la prossemica?, Bompiani Milano,1968