Sono un designer da sempre appassionato allo studio dello spazio domestico soprattutto in relazione ai limiti di abitabilità. I miei progetti si formano da un’analisi antropologica e sociologica della società, credo infatti che questo sia il miglior approccio per comprendere l’habitat e gli oggetti dell’uomo contemporaneo.
Vivo a Milano, e attualmente anche io sono rinchiuso in quattro mura di una casa. Fortunatamente ho con me i pochi - ma fondamentali - strumenti di lavoro: un computer, carta e penna. A differenza di tanti miei colleghi la mia non è una produzione artigianale o di manifattura; per me inizia tutto nella mente, tanti pensieri, ai quali dò forma grazie alla tecnologia. Il mondo digitale mi aiuta a produrre, scrivere e creare collage.
La condizione di isolamento per me è stata a tratti epifanica, mi ha aiutato a dare un nuovo senso e significato al rapporto città-lavoro. Ho sempre pensato che Milano fosse la Città, quella in cui dover essere, nella quale sarei potuto diventare un vero designer. Mi sono però reso conto che la mia spinta creativa, le mie ispirazioni, vanno oltre il luogo in cui mi trovo e prescindono l’hic et nunc. Ho già comprato un biglietto di sola andata per Ragusa, la città dove sono nato e cresciuto, per me molto più che solo la provincia più a Sud d’Italia. Forse tra pochi mesi la Sicilia mi stancherà e avrò bisogno un’altra meta, o magari sentirò la mancanza di Milano, ancora non lo so. Ecco questa per me è la Precarietà!
Nei miei progetti passati ho usato spesso il termine “Precarietà”, e ora realizzo come, in un momento così, in cui questa condizione è la quotidianità, quelle che definivo visioni nella mia tesi di laurea oggi potrebbero essere la realtà.
Iniziavo così la mia tesi di laurea sugli eremiti contemporanei : ”Gli anni contemporanei del XXI secolo, sono fortemente caratterizzati dalla precarietà come aspetto sociale umano.
La precarietà, ovvero la mancanza di stabilità economica, mentale e anche geografica, porta l’uomo ad una ricerca continua di cambiamenti all’interno della propria vita, al fine di trovare la situazione più comoda.
Non pensare al futuro, ma cercare di adattarsi a ciò che offre il presente. Nella maggior parte dei casi, la vita in città frenetiche, un posto di lavoro a tempo indeterminato, tanti impegni e poco tempo libero, portano l’uomo a non essere soddisfatto e a ricercare una condizione che lo allontani da tutto questo.
Molti decidono di trasferirsi in centri urbani più piccoli, altri preferiscono piccoli paesi di campagna o di mare, altri ancora in percentuale minore rispetto ai primi preferiscono rifugiarsi in solitudine e in intimità con se stessi e la natura: deserti, valli desolate, boschi. Questi ultimi sono dei veri e propri eremiti contemporanei, abitano piccoli rifugi, a volte per brevi periodi dell’anno altre volte per tutto il resto della loro vita, praticano attività ancestrali come l’agricoltura e l’allevamento, altre volte, grazie all’utilizzo della tecnologia, riescono ad essere autosufficienti con l’aiuto dell’energia fotovoltaica, eolica e alla raccolta dell’acqua piovana.”
Ecco, molto probabilmente la Precarietà sarà una di quelle parole che ci accompagnerà una volta usciti da questo periodo virulento, una Precarietà con accezione positiva che ci aiuterà a trovare nuove strade per continuare la nostra evoluzione sulla terra.
Uno dei miei ultimi progetti, Binomio, nasce dallo studio sulle Chambre de Bonnes Parigine presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, che vede come protagonista le esigenze dell’uomo precario.
La traduzione letterale di Chambre de Bonne, è “Camera della domestica tuttofare”: piccoli alloggi - non più grandi di 10 m2 - prima destinati alla servitù. Oggi sono occupati per lo più da giovani, molto spesso studenti o lavoratori precari.
Il progetto fotografico di Felix Macherez, è stato fondamentale nello studio di questi piccoli appartamenti e di chi li vive, inquilini che in pochi metri quadri hanno tutto il necessario per la sopravvivenza: un piccolo cucinino, un divano-letto, un tavolo/scrivania, una doccia e alcuni elettrodomestici. I pochi mobili presenti sono spesso utilizzati per svolgere più funzioni ed abitare in maniera intelligente lo spazio disponibile.
Il progetto si è concluso con la realizzazione di un mobile abitabile in grado di tradurre - in termini di prodotto - lo spazio minimo delle Chambre de Bonne.
Binomio è un arredo ibrido, un oggetto bifacciale che si sviluppa su tre semplici piani d’appoggio posti a diverse altezze dal pavimento. Le sue funzioni sono molteplici: può essere utilizzato come scrittoio o come spogliatoio, ma anche come tavolo per cenare in solitudine, una panca per togliersi le scarpe, un appendiabiti, un comodino, una libreria, un altare e un inginocchiatoio, un piano d’appoggio.
La Precarietà interessa purtroppo, una vasta fetta della popolazione mondiale e ci accompagnerà anche nei prossimi anni. L’essere umano sarà sempre più nomade e senza certezze; non possederemo, non avremo radici e dovremo essere capaci di adattarci velocemente ad habitat e contesti in continuo mutamento dove la lentezza ritornerà a scandire il nostro tempo.
Vivo a Milano, e attualmente anche io sono rinchiuso in quattro mura di una casa. Fortunatamente ho con me i pochi - ma fondamentali - strumenti di lavoro: un computer, carta e penna. A differenza di tanti miei colleghi la mia non è una produzione artigianale o di manifattura; per me inizia tutto nella mente, tanti pensieri, ai quali dò forma grazie alla tecnologia. Il mondo digitale mi aiuta a produrre, scrivere e creare collage.
La condizione di isolamento per me è stata a tratti epifanica, mi ha aiutato a dare un nuovo senso e significato al rapporto città-lavoro. Ho sempre pensato che Milano fosse la Città, quella in cui dover essere, nella quale sarei potuto diventare un vero designer. Mi sono però reso conto che la mia spinta creativa, le mie ispirazioni, vanno oltre il luogo in cui mi trovo e prescindono l’hic et nunc. Ho già comprato un biglietto di sola andata per Ragusa, la città dove sono nato e cresciuto, per me molto più che solo la provincia più a Sud d’Italia. Forse tra pochi mesi la Sicilia mi stancherà e avrò bisogno un’altra meta, o magari sentirò la mancanza di Milano, ancora non lo so. Ecco questa per me è la Precarietà!
Nei miei progetti passati ho usato spesso il termine “Precarietà”, e ora realizzo come, in un momento così, in cui questa condizione è la quotidianità, quelle che definivo visioni nella mia tesi di laurea oggi potrebbero essere la realtà.
Iniziavo così la mia tesi di laurea sugli eremiti contemporanei : ”Gli anni contemporanei del XXI secolo, sono fortemente caratterizzati dalla precarietà come aspetto sociale umano.
La precarietà, ovvero la mancanza di stabilità economica, mentale e anche geografica, porta l’uomo ad una ricerca continua di cambiamenti all’interno della propria vita, al fine di trovare la situazione più comoda.
Non pensare al futuro, ma cercare di adattarsi a ciò che offre il presente. Nella maggior parte dei casi, la vita in città frenetiche, un posto di lavoro a tempo indeterminato, tanti impegni e poco tempo libero, portano l’uomo a non essere soddisfatto e a ricercare una condizione che lo allontani da tutto questo.
Molti decidono di trasferirsi in centri urbani più piccoli, altri preferiscono piccoli paesi di campagna o di mare, altri ancora in percentuale minore rispetto ai primi preferiscono rifugiarsi in solitudine e in intimità con se stessi e la natura: deserti, valli desolate, boschi. Questi ultimi sono dei veri e propri eremiti contemporanei, abitano piccoli rifugi, a volte per brevi periodi dell’anno altre volte per tutto il resto della loro vita, praticano attività ancestrali come l’agricoltura e l’allevamento, altre volte, grazie all’utilizzo della tecnologia, riescono ad essere autosufficienti con l’aiuto dell’energia fotovoltaica, eolica e alla raccolta dell’acqua piovana.”
Ecco, molto probabilmente la Precarietà sarà una di quelle parole che ci accompagnerà una volta usciti da questo periodo virulento, una Precarietà con accezione positiva che ci aiuterà a trovare nuove strade per continuare la nostra evoluzione sulla terra.
Uno dei miei ultimi progetti, Binomio, nasce dallo studio sulle Chambre de Bonnes Parigine presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, che vede come protagonista le esigenze dell’uomo precario.
La traduzione letterale di Chambre de Bonne, è “Camera della domestica tuttofare”: piccoli alloggi - non più grandi di 10 m2 - prima destinati alla servitù. Oggi sono occupati per lo più da giovani, molto spesso studenti o lavoratori precari.
Il progetto fotografico di Felix Macherez, è stato fondamentale nello studio di questi piccoli appartamenti e di chi li vive, inquilini che in pochi metri quadri hanno tutto il necessario per la sopravvivenza: un piccolo cucinino, un divano-letto, un tavolo/scrivania, una doccia e alcuni elettrodomestici. I pochi mobili presenti sono spesso utilizzati per svolgere più funzioni ed abitare in maniera intelligente lo spazio disponibile.
Il progetto si è concluso con la realizzazione di un mobile abitabile in grado di tradurre - in termini di prodotto - lo spazio minimo delle Chambre de Bonne.
Binomio è un arredo ibrido, un oggetto bifacciale che si sviluppa su tre semplici piani d’appoggio posti a diverse altezze dal pavimento. Le sue funzioni sono molteplici: può essere utilizzato come scrittoio o come spogliatoio, ma anche come tavolo per cenare in solitudine, una panca per togliersi le scarpe, un appendiabiti, un comodino, una libreria, un altare e un inginocchiatoio, un piano d’appoggio.
La Precarietà interessa purtroppo, una vasta fetta della popolazione mondiale e ci accompagnerà anche nei prossimi anni. L’essere umano sarà sempre più nomade e senza certezze; non possederemo, non avremo radici e dovremo essere capaci di adattarci velocemente ad habitat e contesti in continuo mutamento dove la lentezza ritornerà a scandire il nostro tempo.
Binomio, Giuseppe Arezzi
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Photo Credit: Felix Macherez
Photo Credit: Felix Macherez