La situazione straordinaria in cui tutti, insieme, stiamo vivendo suggerisce tantissime riflessioni sull’architettura e sul suo ruolo sociale e politico.
Il presente richiama il nostro senso di responsabilità e punta i riflettori su temi quali il riuso, il riciclo, la riterritorializzazione, il ripensamento dei materiali e non solo su una riorganizzazione spaziale. Questi temi dovranno far parte del progetto come base di partenza nel disegno di organismi che respirino, si muovano, si contraggano per costruire lo spazio della vita di tutti al loro interno, uno spazio di relazioni, di comunità, di urbanità.
La foto che alleghiamo è stata scattata nel 1927 e ritrae il quartiere Kiefhoek alla periferia di Rotterdam, progettato dall’architetto olandese JJP Oud. La prospettiva che ci viene offerta dal fotografo è particolare e ci trasmette sensazioni controverse, come quelle che stiamo vivendo ora. Da una parte ci sentiamo protetti dalla dimensione umana della maniglia della porta di fianco a noi e dall’ombra della pensilina sotto la quale siamo, che rivediamo identica di fronte a noi; dall’altra parte quell’uomo che guarda fisso davanti a sé sembra atterrato in una dimensione insolita, sconosciuta, un po’ desolante.  
Guardando fuori dalle finestre di casa nostra e trascorrendo tutte le nostre ore nelle stanze a noi note, riconosciamo un disagio fino ad ora estraneo a questi luoghi.
Siamo sicure che questo disagio sarà propedeutico e foriero di importanti novità!


nota di approfondimento: Melotto B., Pierini O. S., “Housing primer. Le forme della residenza nella città contemporanea.” pag. 16-17, Maggioli Editore, 2012




JJP Oud, Quartiere Kiefhoek, Rotterdam, 1925-29
fonte: Deutsche Digitale Bibliothek, fornito dalla Universitat Heidelberg,
di Die Form 5, pagina 357,  Creative Commons. https://www.deutsche-digitale-bibliothek.de/item/5XZVAYPLYMC56QCL5SKNSDXG43DX2WOI