Chi prima o chi dopo tutti siamo stati proiettati in un’anomala dimensione di isolamento socio-relazionale, come in una serie a puntate liberamente tratto dal film “Dal Tramonto all’Alba” di Tarantino, era in primo giorno dell’ormai famoso motto “ognuno a casa propria”, era il 9 marzo: era il Lockdown!

Da quella data abbiamo ufficialmente sospeso i cantieri, interrotto le relazioni sociali, cambiato radicalmente la nostra routine quotidiana e lavorativa, abbiamo pensato o pensiamo che tutto sommato non è stato così male e che forse potevamo addirittura giocarcela meglio!

Chiameremo questo periodo quello del “primo trauma”.

Oggi è il 4 di maggio, è il primo giorno in cui ci siamo presi un caffè da asporto al bar dopo tanto tempo.

Sono passati 60 giorni e con loro anche il nostro decimo anniversario, la Pasqua, la Pasquetta, la Liberazione, l’ora legale e il Primo Maggio. Possiamo a tutti gli effetti parlare di una primavera 2020 negata. Oggi “‘e 4 e maggio” giriamo ancora in pile e fuori ci sono 24 gradi centigradi, siamo entrati nel “tiempo de los pegoletes” e non ce ne siamo resi conto.

Confusi e disorientati in questo periodo abbiamo comunque continuato a monitorare il fenomeno sociale del momento, ognuno da casa propria, rispettando le norme di comportamento e il buon senso nei luoghi pubblici. Ci siamo adattati in fondo, o come si dice a Roma ci siamo adattati “il Giusto”.

Chiameremo questo periodo quello dell’“ancora traumatizzati ma grazie, meglio”!

Il timer del Lockdown però non si è ancora fermato e ci sono nuove norme di comportamento per questa seconda fase: chiusure e aperture in tutte le salse, restrizioni sempre inedite e a tratti anche molto vaghe. Qualcuno inizia a domandarsi se si fa quel che si può o non si fa quel che si deve, affrontare il problema con qualsiasi mezzo disponibile.

Con la “balconanza” durante la quarantena abbiamo riscoperto i balconi come un luogo per ritornare temporaneamente ad incontrarsi, esibirsi e comunicare dal vivo.

Oggi è arrivato il momento di metterci d’accordo e formulare una richiesta collettiva per accedere ad un livello successivo di “nuova normalità”. Per riorganizzare al più presto le attività collettive fondamentali dobbiamo incrociare le necessità del momento con le opportunità che questa situazione ci offre. Per far questo dobbiamo ripensare radicalmente le nostre città, uno spazio pubblico rinnovato che metta al centro il benessere di tutte e tutti. Negli ultimi 2 mesi abbiamo dimostrato uno spirito di adattamento eccezionale ma non ci abitueremo mai del tutto a questa situazione. Infondo siamo sempre gli stessi anche se un po’ cambiati e forse è per questo spirito di adattamento, in parte incosciente, che riusciamo ancora a vedere nelle soluzioni più semplici un’opportunità da afferrare e in quelle più complesse una sfida collettiva per un radicale miglioramento della vita sociale e degli spazi per la collettività nelle nostre città.

Dobbiamo trovarci pronti per il ritorno graduale alla normalità, una normalità che potrebbe a breve contemplare anche l’andare in Hoverboard per la città come Marty McFly.
Fff...

Chiameremo questo periodo “Back to the Future”.