Primavera 2020
Il polmone assomiglia ad un albero il cui tronco, la trachea, forma dei rami, i bronchi, adibiti al trasporto dell’aria.
I polmoni sono l’organo principale della respirazione.
L’albero è una pianta perenne capace di svilupparsi in altezza grazie ad un fusto legnoso, detto tronco, che di solito inizia a ramificarsi a qualche metro dal suolo.
L’insieme dei rami e delle foglie determina la chioma che può avere forme diverse a seconda della specie e delle condizioni ambientali.
L’albero respira, si nutre, cresce e si riproduce. Un albero è un essere vivente, parte fondamentale e attiva del nostro ambiente e della nostra cultura.
Senza gli alberi la vita sulla terra sarebbe impossibile. Può sembrare banale ma è la realtà.
Le specie vegetali infatti forniscono l’ossigeno alla nostra esistenza e sono al contempo una parte essenziale della catena alimentare.
Non solo, grazie ai loro processi di respirazione e fotosintesi gli alberi aiutano a combattere il riscaldamento climatico assorbendo l’anidride carbonica e contribuiscono alla pulizia dell’aria incamerando inquinanti come ozono, ossido di nitrogeno e biossidi di zolfo.
Contribuiscono ad una migliore termoregolazione dell’ambiente e prevengono l’inquinamento idrico.
Gli alberi ci parlano e l’uomo ha instaurato con loro un rapporto filosofico.
Gli alberi ci ricordano lo scorrere del tempo attraverso le quattro stagioni.
Il Covid-19 attacca i polmoni e ci impedisce di respirare, dobbiamo fermarci, rivedere i nostri valori e far pace con la natura: è un segno di ribellione.
La mappa del Covid-19 ci racconta che i paesi più colpiti si situano lungo una fascia rossa che dalla Cina si estende verso l’Europa centrale e gli Stati Uniti. In queste aree troviamo i paesi più industrializzati ed economicamente forti, quelli che più di altri intaccano la nostra qualità di vita trascurando l’urgenza di promuovere attività economiche sostenibili in difesa dell’ambiente e del clima.
Sono i paesi con forte densità di popolazione, con un’attività estremamente frenetica. Non per niente le grandi città sono le più colpite (vedi Wuhan, Milano, New York, …).
In conclusione il Covid-19 ci racconta una realtà ormai critica, un modo di vivere non più sostenibile. Ci manda un segnale forte per iniziare un cambiamento radicale dei valori della società contemporanea. Nuove economie, nuove politiche di rispetto ambientale sono urgenti per permetterci di respirare di nuovo.
Come architetti dovremo ripensare i nostri territori, le nostre città, la nostra architettura, dimenticare tutti gli aspetti egocentrici ed egoisti dell’architettura contemporanea per dedicarci a progetti condivisi e connessi al territorio e all’ambiente.
Dovremo ripensare il significato di luogo, di genius loci, recuperare i valori presenti e locali.
L’architettura è come un albero, nasce con le radici ancorate nella terra e si apre verso il cielo alla ricerca della luce.
L’albero deve ritornare al centro nella speranza di costruire un mondo migliore per i nostri figli.
L’albero della vita, Gustav Klimt, 1909